Tesina di Bo Matteo

INTRODUZIONE

 

Nel 2004, Tim O’Reilly, fondatore dell’omonima casa editrice per testi informatici, in una conferenza sull’informatica e sui recenti sviluppi di internet, ha coniato il termine Web 2.0.

Il Web 2.0, o web di nuova generazione, è considerato da molti un nuovo modo di “fare web”.

Ovviamente, essendo molto recente è difficile definirlo, ma bisogna pensare che molti di noi utilizzano i motori di ricerca Yahoo e Google, siti come YouTube, Flickr, Wikipedia, i vari Blog ecc. Essi si basano su tecnologie che sono raccolte sotto questo termine.

La base di quest’evoluzione si riscontra nel passaggio di internet da web di librerie statiche ad una piattaforma dinamica. Diretta conseguenza è il passaggio nelle mani degli utenti del controllo dei contenuti che girano su di esso. Si assiste dunque ad un fenomeno in cui sono appunto gli utilizzatori del servizio, e non i fornitori, a stabilire il suo successo o la sconfitta (Page Rank e Marketing 2.0). Si forma dunque un’intelligenza collettiva con la partecipazione degli utenti, i quali raccolgono informazioni dalla rete e le rielaborano inserendole nei blog personali, le votano (cliccando su un sito incrementano il suo page rank e quindi il valore in rete), partecipano allo sviluppo di applicazioni (versioni Beta)…

È dunque difficile definire il Web 2.0 con certezza poiché si tratta di un movimento giovane, ampio ed in evoluzione ma è innegabile che il web sta attraversando un periodo di evoluzione molto importante e non trascurabile.

 

Percorso sintetico del Web

Inizialmente esso conteneva documenti ipertestuali statici. Con la nascita di server e DB si arricchì poi di siti dinamici che così permettevano una migliore visuale per gli utenti e manutenzione per i gestori.

Dal 2004 invece ci si è resi conto dell’evoluzione e del nuovo corso del Web. Alcuni affermano che si tratti solo di un ulteriore e naturale sviluppo di internet, altri invece parlano di termine coniato per marketing, mentre sono in molti che parlano di rivoluzione…

 

Proprietà essenziali del Web 2.0

Resisi conto della difficoltà di definire il Web 2.0 si può comunque tentare di individuarne i caratteri. Personalmente ritengo che esso sia:

Semplice: Poiché tra le innovazioni apportate dal Web 2.0 vi è l’obiettivo di permettere anche ad i meno esperti di “vivere” l’internet.

Libero: Ovviamente ogni sito ha le sue regole, ma è nell’interesse di tutti di permettere la libera espressione e tutelare al contempo le varie utenze.

Collaborativo: Il principio basilare è quello della collaborazione tra gli utenti. Si può anche dire “Sociale”. Il risultato è quello di poter scegliere tra i siti dedicati ad un argomento che c’interessa, tra gli oggetti da comprare e in generale in tutte le nostre operazioni, basandoci sui commenti e i “voti” di chi prima di noi ha ricercato per lo stesso ambito o affini.

Veloce: Risultante della componente collaborativa e della semplicità vi è la possibilità con pochi “clic” di ottenere l’informazione e l’argomento richiesto nella forma e nel grado di specificità desiderato.


Cos’è il Web 2.0 nella realtà di tutti i navigatori.

 

Web 1.0

 

Web 2.0

Ofoto

 

Flickr

Akamai

 

Bittorrent

Mp3.Com

 

Napster

Britannica Online

 

Wikipedia

Siti Personali

 

Blogging

Ricerca Nomi Dominio

 

Ottimizzazione Dei Motori Di Ricerca

Pubblicazione

 

Partecipazione

Sistemi di Gestione dei Contenuti

 

Wikis

Directories (Tassonomia)

 

Tagging ("Folksonomia")

Stickiness

 

Syndication

 

Il passaggio verso un’esemplificazione del Web è dato anche dallo sviluppo recente di linguaggi e formati più semplici, tanto da permettere ad un utente non esperto di crearsi un sito o un blog personale. Infatti, dai linguaggi storici di internet (HTML, CSS, PHP, MYSQL…) si è passati ad un nuovo sistema: per facilitare l’intervento degli utenti, si offrono piattaforme base su cui costruire il proprio progetto o semplicemente navigare celermente e con semplicità. Gli esempi sono innumerevoli: Webnode (su cui ho pubblicato questa tesina) e Wordpress per il blogging, i vari servizi PBWiki, Flickr condividere fotografie, Del.icio.us a sostituire i preferiti del browser con il dinamico metodo Folksonomico, Wikipedia per una partecipazione più flessibile di contenuti, Bittorrent e Napter per le condivisioni di file multimediali su rete P2P (Peer To Peer)...

Per completare gli esempi della tabella cerco di spiegare cosa significa il passaggio da Stickiness a Syndication. Stickiness corrisponde al desiderio di un sito di “fidelizzazione” gli utenti che lo visitano per farli ritornare più volte; Syndication invece è il metodo di pubblicizzazione del sito per persuadere l’utente a sfruttare nuovamente i suoi servizi anche sotto forme diverse (Google con il syndication “fa tornare gli utenti” offrendo Maps, GMail e altri svariati servizi come i recenti studi sul genoma e il progetto di segreteria per i senzatetto di Los Angeles).

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